Narrativa

Il sole che sorge dal loto. La vita del re sacro. – racconto di Alessandro Mazzi

"Sopra il cielo e sotto il cielo, io solo sono l'onorato dal mondo" - proclamazione del Buddha alla sua nascita.L’ariete nasce nel sangue. Da infante battei la testa su una scaletta di ferro, mi squarciai il sopracciglio sinistro. Fino ad allora non ero ancora nato, giacevo nel loto della madre. Si nasce nel parto e...

Tutte le piante si tingono le vene di bianco – racconto di Hélène Carlotta Lupatini

Si può scappare da molte cose, dalla terra che trema, dai fiumi in piena, dai mostri, da ciò che scoppia, dalle tragedie, dai tiranni, dai cani, dagli incisivi.Lei scappava da una notte buia, dai rumori forti, dal temporale.Dal tempo che schiaccia le membra al suolo. Da un soffitto troppo basso, che si abbassa e si...

Galatea – racconto di Matteo Branduardi

Interea niveum mira feliciter artesculpsit ebur formamque dedit, qua femina nascinulla potest; operisque sui concepit amorem.Metamorfosi, OvidioSì, c’è stato un tempo in cui tu non esistevi. Io vivevo solo e la mia vita era già chiusa e dolorosa, senza che nessuno ne avesse colpa, nessuno, forse nemmeno io. Non c’era ragione di diventare uno scultore,...

Mikalis – racconto di Silvia Roncucci

Luminescente, una donna cala dal cielo. Dodici sono le stelle sulla corona che porta, doppia la falce di luna che ha sotto i piedi, uno il figlio che culla. Le sue labbra non si muovono, eppure sento un canto accompagnarla. Suona come qualcosa di noto. Una nenia che le mie orecchie non ascoltano da quasi...

I giorni del Cane – racconto di Valentina Gogna

«Tienila ferma.»Braide s’aggrappò al vello vermiglio della bestia. Il padre di lama era svelto: un taglio netto, una nuova bocca nera di sangue a colare nell’albanella ch’egli reggeva colla sinistra. Il rubrido scartava, col lungo muso digrignato a mordere la penombra della cantina, l’occhio acquoso d’erbivoro dilatato in una pozza, il corpo di fiera premuto...

Qui e tutt’attorno, come roteante – racconto di Sarah Manciocchi Robak

Prima della nenia delle donne che più tardi sarebbero venute, strisciando le lunghe vesti tra le sterpi, dando nomi alle erbe, ai loro fiori e ai frutti, colmando l’aria nel vagheggiare la perfezione di quel primo ardore.I racconti che porto impressi nella memoria come li avessi scolpiti sulle ossa, i racconti ascoltati così a lungo...