Questioni celesti – racconto di Luca Scala
Redazione2025-05-25T21:36:04+02:00Quando Yi l’arciere va ad abbattere i dieci soli li trova lì, calmi a bruciare sul grande gelso Fusang. Yi ha attraversato mari e monti per raggiungerli, fino a diventare un tutt’uno col suo cavallo Xingyun. Come una nuvola vagante, il compagno fedele ha corso indifferentemente su campi fioriti come su specchi d’acqua, senza mai cedere all’affanno.
Quando Yi tende l’arco, non trattiene il respiro. Esso, bensì, fluisce seguendo l’onda del mare, spazzando valli e colline come una leggera brezza di primavera. Quando Yi tende l’arco, il mondo trattiene il respiro in trepida attesa, e il respiro di Yi diviene quello del mondo stesso.
Quando Yi tende l’arco, occhi chiusi contro la luce dei soli, un caldo gracchiare, timido controcanto, s’alza deciso.
“Arciere dal triste destino, vieni a ucciderci senza l’ombra di un rimorso e con la fredda precisione dello sfogliare autunnale. Ma puoi davvero dirti nel giusto? Dire di conoscere così bene il mondo da sapere cos’è meglio si faccia? Arciere Yi, solo se saprai rispondere a queste domande noi lo crederemo. Perché mai siamo dieci in numero, noi tripodi corvi solari, sul grande gelso Fusang?”
Quando Yi apre bocca, le sue parole sono decise e taglienti come il filo della spada.
“Dieci come la completezza dei numeri, che nel molteplice manifestano la totalità. Nove come i Long imperiali che presiedono alle direzioni. Otto come i trigrammi del mutamento che divinano ciò che sarà. Sette come i figli della Regina Madre dell’Ovest, che formano il Grande Carro in cielo. Sei come le arti del nobile gentiluomo: riti, musica, arcieria, equitazione, calligrafia e matematica. Cinque come gli elementi del mondo. Nel legno, nel fuoco, nella terra, nel metallo e nell’acqua si ordina la materia del cosmo. Quattro come le stagioni. Non c’è primavera senza morte dell’inverno. Tre come i regni delle nostre imperfezioni: Cielo, Umanità e Terra. Due come lo Yin e lo Yang, l’armonia degli opposti al cuore di tutto. Uno come il Taiji, la suprema ultima realtà offuscata dalla miriade delle cose.”
Yi risponde, e scocca la prima freccia, che portata dal vento trapassa il tripode corvo del decimo sole. L’augusta bestia cade e la terra si fa meno cocente.
“Vedo la tua risolutezza. Ma che tu abbia comprensione di ciò che fai è ancora da vedersi. Chi inviò Yi l’arciere a debellare i mali che affliggono il popolo di Xia?”
“Dijun, il grande imperatore e padre dei dieci soli, inviò Yi l’arciere a risolvere la calamità del gelso Fusang e a far prosperare il popolo di Xia.”
Le braccia di Yi pulsano come il duro cuore della montagna quando tendono l’arco, e si rilassano come ninfee chiuse la notte quando il nono sole cade trafitto.
“Questo riguarda il passato. Ma cosa sai di ciò che dovrà avvenire ancora non è chiaro. Quale destino aspetta Yi l’arciere per il male da lui compiuto?”
“Feng Meng, l’allievo di Yi, lo pesterà a morte con un bastone di pesco, poiché Yi non ha bevuto in tempo l’elisir dell’immortalità.”
Un sospiro tradisce le emozioni di Yi, ma subito si mesce alla scia di vento che accarezza la coda della freccia. Un altro sole è abbattuto. Un altro corvo è vittima della risolutezza.
“Chi fornirà, dunque, l’elisir dell’immortalità a Yi l’arciere, e perché?”
“La Regina Madre dell’Ovest fornirà l’elisir a Yi, avendo pietà della sua cacciata dal Monte Kunlun, dove gli dèi risiedono.”
Nel silenzio, il gelso Fusang risplende di meno.
“Perché Feng Meng, l’allievo di Yi, pesterà a morte il suo maestro?”
“Delle sei nobili arti, Yi è esperto. E, tra esse, è nell’arcieria che egli eccelle. Gran peccato sarebbe se la sua maestria dovesse esaurirsi con lui. È per questo che sceglierà Feng Meng come suo allievo. Ma l’invidia è madre dei dissapori, ed è più semplice esercitare quest’ultima che le proprie virtù.”
I restanti cinque corvi gracchiano in protesta, come scogli che si oppongono al fluire dell’onda. Ma uno, poi, riprende:
“Sembri conoscere molto del futuro che ti attende. Ma dimmi, perché Feng Meng pesterà Yi con una mazza di pesco?”
“Perché la Via prescrive che il pesco sia la via per la fine di Yi. La Regina Madre dell’Ovest coltiva le pesche dell’immortalità sul Monte Kunlun e le offre ai suoi ospiti. Così, Feng Meng offrirà il suo pesco dell’immortalità a chi di immortalità è stato privato.”
La rapida punta trafora il collo di un corvo tripode, spillandone il sangue solare.
“Sei dotto sul passato e sul futuro, lo vediamo. Ma perché Yi l’arciere viene, ora, a ucciderci?”
“Perché ogni giorno da quando siete nati, uno alla volta siete apparsi in cielo, portando calore alla gente di Xia. Ma oggi vi siete mostrati insieme e il mondo ne muore asfissiato.”
La vista di Yi, ancora abbacinata, si fa più chiara.
“E dicci, potrà Yi l’arciere ritornare al Cielo ora che ha compiuto questo atto mortale?”
“No, Dijun punirà Yi l’arciere per aver ucciso nove dei suoi figli e lo caccerà dal monte Kunlun, dimora degli dèi, revocandogli l’immortalità.”
Il sibilo spettrale avvolge il silenzio del gelso Fusang, come una gelida corrente che fischia tra le montagne.
Il penultimo corvo interroga Yi, certo ora di ciò che lo attende: “Seguirà Chang’e, diletta sposa di Yi, la cacciata dal monte Kunlun, paradiso divino celeste?”
“Chang’e seguirà Yi nella sua vita mondana. Un giorno che l’arciere sarà lontano a combattere i disordini della terra di Xia, tuttavia, ella avrà nostalgia della propria presenza divina. Berrà l’elisir dell’immortalità donato dalla Regina Madre dell’Ovest a Yi, sottraendoglielo. Poi, infelice e timorosa, si allontanerà per le vie del cielo, ove sempre risplenderà come luna. Al suo chiarore, si consumerà l’assassinio del suo mortale sposo per mano di Feng Meng.”
Quando Yi abbatte il nono sole, apre gli occhi. La luce investe il suo sguardo. Ma è una luce fievole, come l’alba nei campi. È una luce giusta, come lo Yang nello Yin. Perciò resta saldo contro la bufera del sentimento, e continua per la Via.
“Conoscendo il futuro che lo attende, è valsa la pena per Yi l’arciere venire a ucciderci?”
“Domanda mal posta. Non c’è un valore nell’azione. L’azione è lo sfaccettato riflesso del molteplice prisma. Yi ha agito non agendo, poiché la Via è che voi bruciate e la Via è che Yi vi uccida e ne subisca le conseguenze.”
“Arciere Yi, vedo che non hai colpa e non cercherò vendetta né serberò rancore nei tuoi confronti. Ma nostro padre non gradirà la tua risoluzione. Perciò, quando gli uomini scriveranno che gli dèi sono irascibili e iracondi, è bene che ricordino che essi seguono un ordine imposto, così come gli uomini seguono l’ordine del Mandato dei Cieli.” Così parla l’ultimo corvo, il sole del mondo.
Quando Yi l’arciere posa il suo arco e monta in sella, le stagioni annuiscono in assenso, poiché sanno che la via che segue non è la via che si può ragionare, essa è la Via che non può essere ragionata, ma soltanto seguita.
Luca Scala