Al di là dello specchio: Calvario in dialogo con Intermundia
Redazione2025-01-25T07:39:44+01:00Quest’oggi proponiamo un’intervista a Claudio Kulesko, curatore della collana Intermundia di D Editore. D Editore è una casa editrice che si caratterizza per il coraggio, per la militanza, per la riflessione sul pensiero e sull’azione. Intermundia è la collana attraverso cui D Editore propone narrazioni che guardano al mondo da una prospettiva diversa. Ringraziamo Claudio, scrittore di spessore che abbiamo già avuto modo di ospitare su Calvario, per la disponibilità.
1) Intermundia promette di guardare al mondo da un punto di vista diverso: dall’altra parte dello specchio. In che modo la letteratura speculativa, che è al centro delle visioni di Intermundia, guardando altrove, riesce a raccontare il mondo in cui viviamo?
C.: Ciao e grazie per l’invito. Parlare di Intermundia è sempre difficile, perché per quanto l’idea dietro alla collana fosse chiara fin dall’inizio, mi pare che si faccia davvero evidente solo nel tempo, passo dopo passo. La collana non poggia tanto sul concetto di “letteratura speculativa”, quanto su un tentativo di creare un mix di intelligenza, intrattenimento e complessità. In tutti i casi, comunque, la sfida è proprio questa: proporre storie di tensione, avventura e azione, capaci di espandersi in direzione della letteratura speculativa e del romanzo politico (senza però arrivare a coincidere con essi). Ritengo che solo le storie dotate di questo tipo di equilibrio possano raccontare il mondo in cui viviamo – e influire su di esso. Pensiero e azione descrivono tutta l’attività umana; quando uno di essi viene a mancare la totalità collassa, facendo strada allo stordimento e alla confusione. Abbiamo sempre la possibilità di crogiolarsi nei pensieri o nei sogni (o negli incubi) e, da quando esistono le piattaforme, basta un attimo per connettersi e farsi una scorpacciata di violenza, competizione, buffoneria o pornografia. Più raro è trovare la consapevolezza che tutto ciò che accade è accompagnato da un’idea e viceversa. Si tratta di un principio tanto storico quanto narrativo, che abbiamo finito per perdere di vista nel corso del ventesimo secolo e che dovremmo assolutamente recuperare. Seguire la storia di uno o più personaggi (di un territorio, di un oggetto o di una specie) è qualcosa che dovrebbe già di per sé introdurre il lettore in un mondo o in uno specifico aspetto del mondo. Ogni storia porta con sé una molteplicità e serie (potenzialmente) infinite di catene di senso.
2) Le pubblicazioni di D Editore si caratterizzano per il coraggio, per la ribellione, per l’approccio militante. Tali caratteristiche in letteratura si propongono, più comunemente, tramite la saggistica o forme narrative diverse e solo raramente attraverso il genere (ad esclusione, forse, di un certo tipo di fantascienza). Troviamo il connubio tra distorsioni, abissi, ferocia e lotta attraverso la lente del fantastico molto molto interessante. Puoi dirci di più a riguardo.
C.: Credo stia tutto molto relativo. Oggigiorno anche i libri mainstream intendono porre domande (timide, spesso estremamente ruffiane e democristiane) sullo stato di cose presente. Certo, in Italia ciò accade molto, molto di meno che all’estero, ma la tendenza generale è questa. Ma affermare è una cosa ben diversa dal porre domande, come nota Nietzsche. Quando si afferma si pone la propria forza in contrasto con altre forze contrarie alla nostra o in competizione con essa. La narrativa militante di genere è un laboratorio mitopoietico (termine che detesto ma che si addice a questo caso): afferma nuove forme di vita e le pone in contrasto con quelle imposte dal Capitale, dallo Stato, dal patriarcato e dalla modernità borghese. Le storie ci piacciono e le nostre fantasticherie alienate ci spingono a riviverle di continuo nella nostra testa, perché non vorremmo essere lì dove ci troviamo, non vorremmo essere chi siamo. Come immaginare, allora, storie che, al contrario, possano persuaderci a lottare per il qui e ora, per ciò che siamo e ciò che vorremmo diventare.
3) Un’ulteriore caratteristica di Intermundia è la volontà di porre domande riguardo tutto ciò di cui abbiamo parlato attraverso la letteratura per ragazzi. In questo senso l’idea ci pare particolarmente innovativa. Puoi dirci qualcosa in più riguardo questo aspetto?
C.: Sì, tra i nostri obiettivi c’è anche quello di provare a intercettare i giovani lettori, proponendo titoli che non sottovalutino il pubblico adolescente come stanno facendo molti grandi editori. Ciò significa semplicemente che questo tipo di pubblico non abbia bisogno, in tutti i sensi, di “diminuitivi”. Quando avevo 13 anni mi confrontai per la prima volta con King, Poe e Lovecraft; vogliamo davvero supporre che la generazione dei nativi digitali sia meno matura di così? La violenza è ovunque, nel mondo e nella sua rappresentazione spettacolare. L’angoscia e l’orrore sono nell’aria, nell’acqua che sale, nelle tempeste monsoniche e nei mega-incendi. Non c’è nulla di innovativo, a pensarci bene, nel voler entrare in contatto con i giovani: è un gesto intuitivo, immediato, quasi automatico. Bisogna solo capire che alle nuove generazioni non servono nuovi giocattoli ma nuovi strumenti di sopravvivenza e mezzi di comprensione.
4) Ti va di condividere con noi una riflessione personale sullo stato della letteratura speculativa in Italia. Anche in virtù di curatore della collana (nonché di vate della rivista Metatron) ti sarà capitato di leggere una miriade di testi. Che direzione ti sembra si stia prendendo? Hai individuato ricorrenze, temi portanti?
C.: METATRON è solo un blog sul quale ogni tanto vengono pubblicati racconti interessanti, divertenti, belli, illuminanti, provocatori e via dicendo. D’altra parte, mi è capitato di pensare, a volte, che si tratti di una delle migliori istantanee della scena letteraria di genere italiana. Non di tutta, ovviamente, ma di una buona parte. Mi sembra una bella immagine, il ritratto di qualcosa che funziona e fa un sacco di casino ma che è ancora dotato di un potenziale enorme, sotto tutti i punti di vista. Riguardo ai temi, si sta andando sempre più in direzione dell’horror, questo è certo. Con mio enorme dolore, inoltre, ho constatato che il fantasy è in declino – e intendo non solo che ce n’è poco di autentica qualità, ma che non sta neppure riuscendo a evolversi e uscire dai propri confini al pari di quello estero. Anche il fantastico (questa dicitura vaga e un po’ furba) è in rapida ascesa. Sul piano affettivo, la ragione di ciò sta nel fatto che sempre più storie sono dominate dal dolore, dalla tristezza, dalla nostalgia e dalla sfiducia. Credo si tratti di un dato (empirico) che dice molto sulla nostra società.
5) Prima di salutarci, se ti va, raccontaci un po’ di ciò che Intermundia ci riserverà nel futuro prossimo venturo. Uscite, progetti, obiettivi.
C.: Nei prossimi giorni, entro fine mese, uscirà “Il libro di Metatron”, l’antologia che raccoglie tutti i racconti pubblicati nei primi mesi di attività del blog (sono tantissimi!). Poi, più o meno in prossimità di “Oblivion – Fiera del libro, del fumetto e dell’irrazionale” (che si terrà a Roma il 22 e il 23 febbraio) usciranno 1) un weird dark fantasy che rimanda a quei videogiochi che fanno impazzire giovani e meno giovani e 2) un romanzo di fantascienza dal taglio davvero radicale, ispirato ai fumetti di supereroi. Per finire l’anno in bellezza, chiuderemo la prima infornata con 3) un fantasy ucronico ambientato in Italia ispirato ai gdr tradizionali. E non è tutto, c’è spazio anche per giochi da tavola e merch ma è ancora presto per parlarne liberamente. L’obiettivo è sicuramente quello di andare a costituire una nuova nicchia di mercato, ispirando il pubblico radicale e alternativo (punk, goth, metallari e via discorrendo) ad abbracciare la causa rivoluzionaria dei goblin.
La redazione di Calvario coglie l’occasione per fare i complimenti a D Editore per l’azione che sta portando avanti nel complesso panorama editoriale italiano e per ringraziare ancora una volta Claudio per la disponibilità.