Sguardi obliqui, periferici, prospettici: Calvario in dialogo con 42Nodi
Redazione2025-01-13T07:50:08+01:00Quest’oggi proponiamo un’intervista a Elena Giorgiana Mirabelli, direttrice della collana 42Nodi di Zona 42. Zona 42 è una casa editrice che riflette sulla contemporaneità attraverso la fantascienza, il fantastico, l’horror e il weird. 42Nodi è la collana che la CE dedica alla narrativa breve. Parliamo di testi che, attraverso la forma-racconto, spingono il lettore a uscire dalla propria zona di comfort attraverso contaminazioni, suggestioni, narrazioni inconsuete mediate da – parafrasando un passaggio di questa stessa intervista – sguardi obliqui, periferici, prospettici. Ringraziamo Elena per la disponibilià.
1) Ciao Elena. Grazie per la disponibilità. Ti chiediamo, di introdurre il lettore al mondo dei Nodi, la collana di Zona 42 che dirigi.
E.: La collana 42Nodi è nata dall’esigenza della Zona (Giorgio Raffaelli, Marco Scarabelli e Annalisa Antonini) di aprire alla narrativa breve. La collana si contraddistingue per una selezione di titoli di autrici e autori italiani e stranieri. Nasce con Chiara Reali, prima direttrice di 42Nodi, che ha reso la collana anche un laboratorio vitale per i traduttori coinvolti.
Reali ha lasciato poi il testimone per i titoli italiani a Michele Vaccari. Dopo la stagione Vaccari, Giorgio Raffaelli mi ha invitato a mettermi alla prova per l’italiana, per la straniera è arrivato Vargas a dirigerla.
Se da un lato la collana restituisce quelle che sono le nostre specificità, di gusto e attitudine, c’è da dire che 42Nodi ha un’identità che trascende qualsiasi configurazione personale: è un luogo, in cui il genere si contamina, si ibrida, cerca di trovare nuove forme e nuove soluzioni.
2) I Nodi sono, quindi, racconti lunghi o novelle. Fino a un po’ di tempo fa c’era la sensazione che, soprattutto in ambito mainstream, la narrativa breve venisse relegata in una sorta di seconda fascia. Questa espressione ha però sempre avuto una certa risonanza nella letteratura fantastica e oggi c’è la sensazione che la forma-racconto stia ottenendo il giusto peso. Sei d’accordo?
E..: Forse non sono in grado di dare valutazioni e di analizzare la situazione perché il mio sguardo è sempre molto viziato da quella che è primariamente la mia tensione: la scrittura. La forma-racconto (credo) intercetta da un lato la necessità del lettore di una seduzione diretta e folgorante, che abbia un certo grado di intensità; dall’altra la misura breve permette a chi scrive di ragionare in termini di soluzioni e di controllo dell’ego e del gesto.
Ho sempre pensato alla scrittura come una pratica primariamente artistica, è tέχνη purissima: la forma-racconto ne evidenzia ancora di più la natura.
3) In diversi Nodi il protagonista è l’altro, sotto diverse declinazioni. Uno sguardo-altro o un tempo-altro o un luogo-altro. In questo senso, ci viene da pensare ad alcuni vostri titoli: “Convergenza nell’architettura del coro” di Dare Segun Falowo o “Seppellitemi lassù in montagna” di Francesca Tacchi o “L’impronta” di Andrea Cassini. In che modo – e questo è un tema molto caro a noi di Calvario – l’altro riesce a parlare di noi??
E.: L’altro è lo sguardo obliquo, periferico, prospettico. Riesce a restituire gli angoli nascosti e i profili che sembrerebbero essere inaccessibili e indica, soprattutto, una precisa posizione nel tempo e nello spazio che permette al “noi” di intravedersi e scorgersi. È grazie all’altro che è possibile costruire una mappa, creare dei riferimenti per esplorare, sperimentare e vivere il nostro luogo vitale. Ne L’impronta, ad esempio, Andrea Cassini stravolge lo sguardo, trascina l’umano nella dimensione naturale, restituisce all’umano gli effetti delle proprie azioni. Se non si abbracciasse il cambio prospettico, sarebbe come danzare da soli in una stanza anecoica: rischieremmo di perdere l’equilibrio.
4) Parlando sempre di temi. Nella tua esperienza al timone della collana ti saranno capitati sottomano un bel po’ di testi. Hai notato dei soggetti, degli argomenti ricorrenti? Se sì, pensi che in un certo qual modo questi possano tracciare nuovi orizzonti nell’ambito della letteratura di genere?
E.: Durante questi anni devo ammettere di essere stata stupita non tanto dalla varietà dei temi espressi, ma dalla necessità di trasformare e rompere le tradizioni, di superare stilemi. Certo i temi dell’identità da riconquistare ogni volta, della violenza e del controllo dei corpi, dell’infanzia violata, delle psicosi, del cambiamento climatico ritornano, attraversano le storie, ma a volte ho la sensazione che siano altre le spinte, e altre le urgenze. Non credo, cioè, che siano tanto i temi “il territorio” in via di esplorazione, ma le scelte stilistiche, le modalità espressive. Credo che la nuova generazione di autrici e autori sia spinta dal desiderio di trovare nuove strade, di cercare, creare immaginari, di farsi da parte per lasciare parlare i personaggi e le storie. La letteratura di genere è un’occasione, anzitutto, per “cascare” in nuovi schemi narrativi. Quando parlo di “cascare” intendo proprio abbandonarsi al gesto immaginativo, al gesto della scrittura. La nuova generazione è cresciuta con le storie (romanzi, fumetti, games, serie tv, anime), si è già affidata alle storie, e credo sia agita dalla necessità di esplorare i territori cercando di rompere con le griglie troppo strette della tradizione. La tradizione è un luogo imprescindibile, ma se diventa battaglia identitaria rischia di bloccare il flusso immaginativo, quello sì, davvero eversivo e capace di trascendere il presente (e con “presente” intendo “mercato”).
5) Diversi vostri libri, in realtà, scavalcano il concetto di genere letterario, scardinando il modo comune di intendere, appunto, la letteratura di genere. Alcuni Nodi, in quest’ottica, si pongono su una linea di confine finendo spesso col creare magnifiche commistioni tra suggestioni e specie letterarie. Cosa pensi dell’etichetta che spesso viene appicciata ad un brano (ad esempio: fantasy, fantascienza, weird, horror)? Non credi che spesso queste accezioni vadano troppo strette rispetto alla vastità contenutistica di certi libri?
E.: Da sempre ho un problema fortissimo con le etichette proprio per la ragione di cui dite: rischiano di essere troppo strette rispetto alla vastità dei contenuti dei testi. E anche qui credo che il mio problema sia legato anzitutto dalla mia attitudine, tutta sbilanciata verso le storie, la letteratura, la scrittura e non verso ciò che attiene l’editoria. L’uso dell’etichetta credo sia utile per creare una mappa diversa da quella che la mia tendenza mi porta a esplorare. Per questo motivo mi trovo a mio agio nella Zona: al di là delle etichette si è interessati alle storie, alle commistioni, alla modalità di muoversi su quelle linee di confine.
6) Il livello qualitativo dei Nodi è davvero alto – in redazione abbiamo avuto modo di discutere, tra gli altri, riguardo i libri da voi pubblicati di Luigi Musolino, Silvia Tebaldi, Francesca Mattei, Claudio Kulesko –, puoi rivelarci qualcosa riguardo la strada che stai cercando di tracciare attraverso questa collana e di dirci qualcosa sulle prossime uscite?
E.: Preferisco pensare a una mappa magari imprecisa e impazzita che non a una strada. La strada è un solco che si traccia verso un punto, una mappa descrive un territorio pieno di sentieri, di alture, valli e strade senza uscita. Una mappa che viene fuori assieme alle scritture presenti in 42Nodi. Assieme abbiamo tracciato dei percorsi e questi percorsi, probabilmente, saranno utili in un altro tempo e in un altro spazio, ma ci sono, li abbiamo afferrati e conquistati. Ecco 42Nodi è una mappa che sta definendo un territorio ancora non del tutto esplorato.
Per disegnarla sono mossa dal solo unico interesse per le scritture, gli sguardi prospettici di cui prima, per voci che riescano a divertirsi cercando di trovare una soluzione personale, al di là degli stilemi, al di là di qualsiasi tipo di posa. Scritture spudorate, personali, precise. Al momento sto lavorando su due scritture, due autrici che mi hanno colpita per densità e controllo l’una, e per ritmo e immaginario l’altra. Storie in cui verranno interrogati i temi della morte sul lavoro e del femminismo.
La redazione di Calvario coglie l’occasione per fare i complimenti a Zona 42 per la missione che sta portando avanti nel complesso panorama editoriale italiano e per ringraziare ancora una volta Elena per la disponibilità.