Tra favole cupe e creature grottesche: dialogo con ABEditore

Tra favole cupe e creature grottesche: dialogo con ABEditore

Quest’oggi su Calvario proponiamo un dialogo avuto con una tra le realtà a nostro avviso più interessanti del panorama editoriale italiano. ABEditore è una casa editrice che ha dato nuova luce a testi di spessore di autori poco noti, ma che ha anche portato nel nostro paese brani particolari di autori classici e/o rinomati, brani che ci permettono di guardare la letteratura degli stessi attraverso una lente insolita e inedita. Tra antologie legate al folclore e raccolte che riuniscono scritti legati da minimi comuni denominatori stranianti e inusuali, ciò che rende immediatamente riconoscibili i libri di ABEditore è anche una veste grafica impeccabile e seducente, curata in ogni particolare. Nel tentativo di approfondire alcuni aspetti di questo nobilissimo progetto editoriale, abbiamo posto qualche domanda ad Antonella Castello (direttrice editoriale) e Lorenzo Incarbone (direttore creativo). Ringraziamo enormemente entrambi.

1) Spesso nell’immaginario collettivo il concetto di favola e quello di disturbante viaggiano su due binari separati, eppure, voi di ABEditore avete contribuito con diverse pubblicazioni a spezzare questo cliché. Vi va di raccontarci qualcosa a riguardo?

A.C.: A pensarci bene non sono concetti molto distanti: le favole e le fiabe partono sempre dall’esplorazione di mondi disturbanti che poi vengono elaborati in maniera da addolcirne la narrazione – quando il pubblico di riferimento è quello infantile: questo è un particolare da cui non si può prescindere. Gli archetipi e i simboli che si trovano nelle fiabe e nelle favole non sono altro che le rappresentazioni di concetti che possiedono diverso grado di benevolenza o malignità. Ma è qui che entra in gioco l’importanza del tipo di pubblico a cui ci si rivolge. Le fiabe inizialmente non erano pensate per essere un intrattenimento dedicato ai più piccoli, anzi: le storie venivano raccontate alle corti durante i banchetti e i ricevimenti; era un pubblico adulto, e per questo nella narrazione non mancavano scene molto violente, linguaggio scurrile, indecenze di ogni genere. La rievocazione di queste origini “oscure”, per così dire, è stata la premessa da cui si è partiti quando abbiamo pubblicato L’altra metà delle fiabe, della collana Piccoli Mondi. Emblematica è la citazione di Kafka che abbiamo inserito nel volume: “Non esistono fiabe non cruente. Tutte le fiabe provengono dalla profondità del sangue e dell’angoscia. 

2) Tra le peculiarità di ABEditore c’è la volontà di pubblicare non solo autori anglofoni ma anche europei, asiatici, sudamericani. In che modo si caratterizza la letteratura fantastica a seconda del contesto linguistico e culturale?

A.C.: La letteratura ha sempre caratteristiche che si riferiscono al milieu d’appartenenza, alla cultura del paese di origine, al sentire popolare. Pertanto il fantastico brasiliano avrà peculiarità legate alle tradizioni indigene come il vudù e lo sciamanesimo; il fantastico dell’Asia sarà più concentrato sul soprannaturale da ritrovarsi nelle figure degli dèi e dei demoni che fanno parte delle credenze spirituali. Anche a livello linguistico tutto è tarato sul background culturale in cui nasce la narrazione: il vocabolario utilizzato presenterà termini che possono essere adatti solamente per un determinato contesto e in determinate circostanze, e che possono intendersi solamente nella specificità dell’ambiente di appartenenza. 

3) Passiamo a un tema diverso, avete proposto diverse pubblicazioni incentrate sulla presenza degli animali intesa narrativamente come veicolo di racconto della paura. Potete dirci qualcosa di più a riguardo?

L.I.: Effettivamente la Natura in generale accompagna il nostro catalogo, specialmente quando cerchiamo di esplorare il confine della ragione, forse proprio perché l’iper-civilizzazione che viviamo in quest’epoca rende ancor più distante – dunque misterioso – il mondo naturale. In un certo senso possiamo provare a intendere gli animali come il punto di contatto più concreto con il mondo di creature che cerchiamo di esplorare; sanno quindi inevitabilmente fornire un eccellente spunto, un gancio per indagare quelle zone d’ombra al confine tra reale e irreale che ci affascina. Il mistero dell’elemento selvaggio pare sempre più distante dalla percezione della civiltà, dunque il ‘bestiale’ diventa un interessante appiglio per il fantastico, offrendo letture soprannaturali nel suo naturale celarsi. Nondimeno la commistione di mondi che si fanno sempre più distanti – quello che consideriamo (ma sarebbe da discutere) ‘civile’ e quello selvaggio – offrono visioni letterarie che diventano più spaventose man mano che la distanza tra questi concetti aumenta, e col ‘progredire’ (e sarebbe di nuovo da discutere) della società degli ultimi secoli molte delle figure terrificanti che hanno alimentato gli incubi letterari sono state capaci di sintetizzare elementi bestiali e animaleschi e calarli nel quotidiano. 

4) Non solo quindi la mutazione-ibridazione uomo-animale (i temi del vampirismo e della licantropia) ma anche la distanza-vicinanza intrinseca tra animali e uomini. Avete dedicato un’antologia ai felini, ad esempio. Vi va di parlarcene?

L.I.: Non mi pare banale che lo stesso Poe scrivesse già duecento anni fa “I wish I could write as mysterious as a cat.” È indiscutibile che nel confine descritto prima il gatto sia forse l’essere più prossimo a muoversi con maggior agio nelle zone d’ombra. Apriamo l’antologia di racconti citando il Dizionario Infernale di Collin De Plancy appunto per comprendere, nel concreto di un’epoca distante solo all’apparenza – ma estremamente calata nel clima dei racconti proposti – quanto questo protagonista fosse incredibilmente considerato vicino al soprannaturale, inevitabilmente strumentalizzato per scopi umani – nel senso peggiore del termine – nella sua associazione alle tenebre e al demoniaco. La sua affinità al lato più bestiale della natura umana, associata all’unicità della minima distanza alla civiltà in ogni sua epoca e forma, ne fa la creatura di confine per eccellenza, sempre in bilico tra luce e tenebra, tra dolcezza e ferocia. Un ponte troppo interessante perché la Letteratura non se ne interessasse.

Per questo ci è parso un viaggio interessante – escludendo i già ben noti racconti di Poe e Lovecraft – esplorare e proporre diverse visioni (o incubi?) che ha saputo ispirare questa ammaliante creatura. 

5) Inoltre, volevamo complimentarci con voi per la veste estetica dei libri che pubblicate. Basta sfogliare un volume di ABEditore per capire subito la cura dedicata ai dettagli e al design. In che modo lavorate in questa direzione?

L.I.: Non possiamo che ringraziare per l’apprezzamento. Ormai si sa, il fascino dell’antico rimane un pilastro cardine attorno a cui costruiamo l’estetica che ci appartiene. Ogni argomento o sensibilità del testo che però andiamo a proporre declina questa passione entro propri confini, modificando ogni volta l’impatto visivo – pur cercando di mantenere una coerenza generale – adattandone la veste con cui si presenta. Si tratta dunque di dare un aspetto a un carattere, e sebbene la libertà creativa delle copertine conceda – almeno teoricamente – di raggiungere l’obiettivo di attrarre e sintetizzare il contenuto in maniera istantanea, la democratica uniformità di strumenti concessi per decorare l’interno rende la sfida decisamente interessante. Si cerca dunque di inseguire una ricchezza di dettagli che raccontino l’opera o l’autore, che parlino di un’epoca o anticipino turbamenti.

Le scelte grafiche sono dunque sviluppate affinché, alla maniera più funzionale possibile al racconto, si possa nel contempo vestire dell’abito adatto il contenuto e costruire un’atmosfera che avvolga le parole dell’autore, che aiuti il lettore a essere trasportato nel clima proposto dal racconto. Un’azione propedeutica, efficiente, una facilitazione alla trasmissione dell’emozione che l’autore ha cercato di descrivere limitato dal mezzo della pura scrittura, poiché lo strumento narrativo del libro gode di possibilità ulteriori quali caratteri, immagini, colori. 

6) Infine, vi va di raccontarci qualcosa riguardo i prossimi progetti targati ABEditore?

A.C.: Intanto, nel momento in cui scriviamo, è appena uscito un nuovo volume della collana Piccoli Mondi: sono due racconti sui vampiri dello scrittore Frederick Ignatius Cowles.

Stiamo preparando una cosa in esclusiva per Halloween che sarà in edizione limitata (ma qui non possiamo fare spoiler!) e poi, sempre per Halloween, uscirà una raccolta di racconti di un autore russo poco noto in Italia. Come regalo di Natale, abbiamo in programma una pubblicazione firmata Alexandre Dumas (padre). E su tantissime altre cose ci stiamo ancora lavorando! 

La redazione di Calvario coglie l’occasione per fare ulteriormente i complimenti a ABEditore per il lavoro che sta portando avanti nel panorama editoriale italiano e per ringraziare ancora una volta Antonella e Lorenzo per la disponibilità. 

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